Una migale africana molto particolare ma poco diffusa tra gli appassionati.
A cura di Marco Perboni
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Famiglia: Theraphosidae
Sottofamiglia: Harpactirinae
Nome Scientifico: Pterinochilus lapalala (Gallon & Engelbrecht 2011).
INTRODUZIONE
Pterinochilus lapalala è un Theraphosidae scoperto per la prima volta nel 2006 e poi studiato e descritto nel 2011 a partire da esemplari cresciuti in cattività. Il nome è stato dato in onore della “Lapalala Wilderness School” per i lavori svolti sulla promozione e conservazione nella regione del Waterberg nella provincia di Limpopo, in Sud Africa.
Rispetto alle classiche specie di Pterinochilus spp. presenti nella terraristica, ha delle caratteristiche morfologiche uniche tra le quali il carapace curiosamente appiattito. Sebbene fino a 2017 fosse abbastanza difficile incontrare questa specie in commercio, ora la si trova più facilmente dai principali allevatori, anche se le informazioni su come allevarla rimangono poche e frammentarie.
Figure 1-2: Pterinochilus lapalala 1) Femmina matura, 2) Maschio maturo. Fotografie di Marco Perboni.
DISTRIBUZIONE E HABITAT
La Sottofamiglia Harpactirinae è diffusa su quasi tutto il territorio Africano, nello specifico Pterinochilus lapalala è stata trovata nella regione del Waterberg nella provincia di Limpopo, in Sud Africa. Non è escluso però che questa specie si possa trovare su un territorio molto più esteso del Sud Africa. Di fatto, ad oggi è Il Pterinochilus sp. che vive più a sud.
La zona dell’Altopiano del Waterberg, dove si arriva fino a 400 m sopra il livello del mare, e costituita da ripidi pendii, un terreno argilloso pieno di grandi rocce, con vegetazione arbustiva composta prevalentemente da piante di acacia, olea, pappea ed erba che cresce fino a 1 metro e mezzo di altezza. La media delle precipitazioni annue è di circa 400 mm, ben meno dei valori che abbiamo in Italia per fare un confronto, e le temperature toccano anche i 2 gradi nel periodo più freddo dell’anno, fino a raggiungere un massimo di 30 gradi in estate.
Gli esemplari sono stati trovati sotto le grandi rocce che coprono il terreno, in cavità riempite di una fitta tela disordinata.
—> Video del ritrovamento in natura e biotopo di Pterinochilus lapalala. Si possono notare le tane con ragnatela sotto le grandi pietre. Copyright di www.tarantupedia.com
DESCRIZIONE E ABITUDINI
La femmina di questa specie presenta una colorazione uniforme sul beige grigiastro con le parti dorsali degli arti e dei cheliceri con toni più dorati. Sul carapace, le striature radiali sono poco marcate e sul dorso dell’opistosoma le linee del classico disegno dei Pterinochilus sono poco visibili e poco marcate a cause del contrasto scuro su scuro.
Il maschio presenta una colorazione più uniforme su tutto il corpo e sugli arti che tende al nero con i classici disegni e macchie quasi invisibili.
La femmina ha una spermateca non lobata (tratto invece distintivo di specie come Pterinochilus vorax e P. lugardi) e con forma allungata e dritta facilmente distinguibile da quella di P. murinus.
Quando il maschio di P. lapalala raggiunge la maturazione si presenta munito di speroni tibiali e si distingue dalle altre specie per i bulbi di forma allungata, filiformi e leggermente incurvati. Peculiarità della specie è la presenza di un carapace appiattito, carattere morfologico che non è quasi mai presente nel genere Pterinochilus. Probabilmente questa anatomia è un adattamento evolutivo all’ambiente in cui abita, in particolare permettendo l’accesso e i movimenti negli spazi ridotti presenti sotto le pietre dove tipicamente costruiscono la tana.
Figure 4-7: 4) spermateca di Pterinochilus lapalala (foto M. Perboni); 5) spermateca di Pterinochilus murinus (foto E. Simeon); 6,7) Disegni spermateche ed emboli da Gallon & Engelbrecht, 2011.
VELOCITA’ DI CRESCITA E DIMENSIONI
Rispetto a molte specie dello stesso genere, P. lapalala è una migale relativamente lenta nella crescita, soprattutto se si seguono cicli di temperatura simili a quelli che si hanno in natura. La femmina matura quando raggiunge pressappoco i 4,5 cm di lunghezza corporea, orientativamente in 3-3,5 anni, mentre il maschio diventa adulto a circa 3,5 cm di corpo in circa 2.5/3 anni.
Sovralimentando e scaldando di più la maturazione avviene in tempo più breve, anche se questa pratica è fortemente sconsigliata. Una volta maturato il maschio vivrà ancora per 6/7 mesi prima di morire. Le femmine invece andranno avanti con le mute fino a raggiungere 5 cm di corpo, dopodiché l’accrescimento sarà fortemente rallentato. Non è ancora possibile stabilire quale sia l’aspettativa di vita massima in cattività.
ALLEVAMENTO
Essendo abbastanza statica rispetto ad altri Theraphosidae, questa specie non necessita di uno spazio eccessivo per vivere e le femmine sfruttano pochissimo lo spazio che gli si dà a disposizione. Ad esempio, un terrario 25x25x25 cm è più che sufficiente per un esemplare adulto. In questo, basterà mettere 10/15 cm di torba (non sono infatti grandissimi scavatori) e fornire un classico riparo in sughero. Sarebbe preferibile aggiungere un sughero quasi piatto aderente al substrato, creando sotto di esso un piccolo cunicolo, in modo da simulare lo stesso tipo di rifugio che potrebbero sfruttare in natura. L’esemplare vi si nasconderà intelando l’interno e l’area circostante. Per il resto sarà sufficiente tenere in considerazione i consigli generici utili ad allevare una migale, come riportato nel nostro articolo L’allevamento delle Migali
Stando in un habitat abbastanza secco, in cattività basterà tenere umido un quarto del substrato e magari, una volta ogni 2/3 settimane, dare una lieve nebulizzata generale. Per gestire al meglio l’umidità si può anche usare un po’ di muschio secco di modo che l’animale lo possa sfruttare come punto più umido, rimanendo ovviamente bagnato quando si nebulizza, ma anche come materiale per costruire la tana.
Durante l’inverno, in allevamento si può far scendere la temperatura anche a 17 gradi durante la notte e 22/24 durante il giorno. Ricordiamo infatti che in natura la temperatura scende molto in inverno, ma gli esemplari hanno a disposizione cunicoli sotterranei per ripararsi.
Questi valori andranno leggermente alzati durante l’estate e per l’accoppiamento.
RIPRODUZIONE
Figura 8: Accoppiamento Pterinochilus lapalala. Figura 9: femmina con piccoli L2 appena usciti dall’ovisacco. Fotografie di Marco Perboni.
In vista di una possibile riproduzione non è necessario scaldare eccessivamente sia maschio che femmina.
Invece, per i 2 mesi antecedenti all’accoppiamento conviene alzare le temperature a 26/27 per il giorno e 24 per la notte. L’umidità, invece, conviene alzarla ogni 2 settimane circa, e non in maniera eccessiva, per poi aumentarla notevolmente solo dopo averli accoppiati. Con questa procedura e un’alimentazione abbondante della femmina, si è notato che la fase di accoppiamento è stata abbastanza tranquilla. Infatti, la femmina è stata molto ricettiva con un approccio quasi immediato del maschio.
La femmina ha deposto l’ovisacco esattamente dopo un mese dall’accoppiamento e i primi piccoli L2 sono usciti dopo 24 giorni dalla deposizione. In questo periodo la temperatura è stata fissa sui 26/27 gradi mentre l’umidità è stata mano a mano lasciata scendere. Dagli ovisacchi escono in media 60/70 spiderlings.
REFERENZE
- Gallon, R. C. & Engelbrecht, I. 2011: A new Pterinochilus species from South Africa (Araneae, Theraphosidae, Harpactirinae). Bull. Br. arachnol. Soc. (2011) 15 (4), 121–126
- World Spider Catalog (2021). World Spider Catalog. Version 22.5. Natural History Museum Bern, online at http://wsc.nmbe.ch , accessed on {date of access}. doi: 10.24436/2
- Kambas, D. 2021. Tarantupedia: an online taxonomic database for the worlds largest spiders. www.tarantupedia.com. Accessed on 2021-10-14.