L’allevamento delle Migali

Tutte le istruzioni per avvicinarsi a questa passione senza commettere errori. L'esperienza a partire dalla conoscenza.

Tempo di lettura: 31 minuti

A cura di Gabriele Greco e Carlo Maria Legittimo

Foto di Chromatopelma cyaneopubescens

L’ALLEVAMENTO IN CATTIVITA’

Ragazze che osservano un terrario
L’osservazione dei comportamenti è ciò che spinge l’appassionato ad allevare questi animali

Quando si decide di allevare una migale occorre prestare attenzione a numerosi aspetti teorici e pratici che, nel complesso, necessitano di un requisito fondamentale: la pazienza. Essa rappresenta la qualità che si deve avere per diventare un ottimo allevatore.
Le migali, infatti, hanno esigenze molto diverse dai consueti “pet” casalinghi. Non sono gatti, cani o canarini, ma animali lucifughi, timidi e con un metabolismo estremamente lento. Osservare ad esempio una migale ferma per diverse ore (o giorni) non deve innervosire o stupire, ma meravigliare di quanto questi aracnidi siano essenziali nel loro vivere.
In secondo luogo, proprio perché non stiamo parlando di cani o gatti, ogni tipo d’interazione con loro è fortemente sconsigliata. Il semplice contatto, come una carezza o il prenderlo in mano per esibirlo agli altri, potrebbe involontariamente causare danni irreparabili: un’inaspettata reazione aggressiva dell’esemplare potrebbe portare ad un doloroso morso, oppure un veloce scatto improvviso potrebbe causare una rovinosa caduta del ragno. Spiacevoli conseguenze queste che da una parte mettono in pericolo il benessere della migale e dall’altra mettono in difficoltà l’allevatore. Senza contare il negativo effetto mediatico che susciterebbe la notizia di una corsa al pronto soccorso dopo essere stati morsi dal “ragno gigante” che l’allevatore stava sfoggiando con fierezza.

ragazzo che osserva un terrarioÈ pertanto sconsigliato provare ad instaurare un rapporto affettivo e socievole con una migale (disincentivato anche dal loro primitivo sistema neuronale), mentre sarebbe auspicabile concentrarsi sulla contemplazione e lo studio di questi aracnidi e sull’osservazione dei loro comportamenti. Per la tossicità del loro veleno, spesso innocuo sull’uomo, ma non irrilevante per altri vertebrati come gli animali domestici (LINK), è bene evitare anche ogni tipo d’interazione tra le migali e altri coinquilini delle nostre case.

In definitiva i motivi per cui una migale viene allevata sono esattamente opposti a quelli che spingono le persone ad avere un “pet”. L’allevamento di una migale non ci premia con l’affetto, le fusa o gli attestati di fedeltà soliti negli animali domestici, ma con le informazioni biologico-etologiche che riusciremo a dedurre dall’osservazione. Il fine massimo sarà arrivare a conoscere, per quanto possibile, ogni comportamento della specie allevata e ogni fase del suo ciclo vitale: l’accrescimento, la muta, la maturazione, l’accoppiamento e la nascita di una nuova generazione.

Oltre a questi primi elementi di natura generica, occorre valutare altri fattori più concreti. Ad esempio la longevità dell’animale: le migali rappresentano senza dubbio un impegno a lungo termine in quanto possono vivere anche molti anni (alcune specie ad esempio superano i venti). Sono animali dalla crescita molto lenta, che raggiungono la maturità dopo 3-5 anni per poi continuare a mutare e crescere. Non sono certo esseri adatti ad un interesse temporaneo, ad una moda. Se si decide di allevare una migale si dovrà considerare la possibilità che farà parte della nostra vita per molto tempo.

Heteroscodra maculata fuori dalla tanaÈ importante sapere inoltre che esistono moltissime specie di Theraphosidae, tutte diverse tra loro per abitudini, necessità ambientali e rapidità di crescita oltre che per dimensioni e colori. Per questo motivo, prima di prendere l’animale, sarà opportuno informarsi bene sulla specie che si desidera allevare. Non sono tutte uguali, hanno esigenze anche molto diverse e alcune richiedono un certo grado di esperienza per poter essere gestite. È quindi importante informarsi anche per evitare di trovarsi in casa un esemplare al di sopra delle proprie capacità e incorrere, quindi, in rischi per la sua salute.

Ultimo punto da tenere in forte considerazione è la delicata questione legislativa. Prima di decidere se allevare o no, è fondamentale informarsi molto bene sulla legge 213/2003 (http://www.aracnofilia.org/staging/chi-siamo/la-legge-213-2003-aracnidi-pericolosi/) e sui rischi in cui si può incorrere detenendo un aracnide. Almeno finché la situazione italiana non migliorerà ovvero finché non verrà diffusa ufficialmente una lista di aracnidi considerabili pericolosi per l’uomo e quindi illegali.

Detto questo, ricordiamo che la parola chiave per un allevamento di successo è “pazienza”. Ogni passo va fatto al momento opportuno, confrontandosi sulle conoscenze acquisite durante lo studio con allevatori più esperti, sui forum tematici e informandosi sui libri internazionali più completi.

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ALLESTIMENTO DEL TERRARIO

I ragni, e in particolar modo le migali, devono essere allevati in teche che permettano di ricreare le condizioni climatiche ambientali tipiche della specie e del suo areale di provenienza e, allo stesso tempo, consentano di vedere e osservare l’esemplare senza disturbarlo.

Generalmente varrà la regola per cui un terrario dovrà ospitare soltanto un ragno, essendo questi solitamente poco tolleranti alla presenza di conspecifici. In aggiunta occorrerà fornire lo spazio necessario all’esemplare per compiere i suoi spostamenti, tessere la tela e cacciare, ma senza esagerare: un terrario troppo grande, sovradimensionato, renderebbe molto difficile per il ragno poter cacciare in autonomia le prede somministrate e obbligherebbe l’allevatore a impiegare molto tempo nel controllo periodico delle condizioni igieniche della teca. A tal fine si possono utilizzare sia contenitori specifici in plastica trasparente, acquistabili presso negozi di animali (i fauna-box ad esempio), oppure adattare dei contenitori generici trasparenti per alimenti, indumenti o scarpe (vedi sotto). Se invece disponiamo di spazio e budget più elevato, potremmo utilizzare dei classici terrari in vetro, che offrono migliore visibilità e che disperdono meno calore rispetto ai contenitori in plastica. Questi ultimi sono sicuramente la soluzione preferibile.

Esempi di terrari in vetro con torba e allestimento

Internamente il terrario potrà essere allestito in maniera spartana. Potrebbe risultare strano che il consiglio sia di utilizzare semplicemente un substrato di torba acida ed un rifugio di sughero, ma ogni elemento aggiuntivo appagherà soltanto i desideri estetici dell’allevatore non fornendo niente di utile alla migale ospitata. In alternativa, si potrà cercare di avvicinarsi il più possibile al loro habitat di provenienza, evitando però tutti quegli elementi naturali che potrebbero diventare pericolosi in terrario (rami appuntiti, rocce taglienti, pozze d’acqua profonde, piante vive che marcendo possono sporcare il substrato ecc …).

Accoppiamento di Eucratoscelus pachypus in terrario
Accoppiamento di Eucratoscelus pachypus in terrario

Con pochi elementi come sugheri, legni, pietre e piante (anche finte), e magari chiedendo consiglio a qualche allevatore esperto, si potrà dare un effetto più naturalistico a questo micro-ambiente e mantenerlo nel complesso sicuro. Bisogna infine ricordare che ogni arredo aggiuntivo nel terrario significherà una variabile in più da gestire e, pertanto, è sconsigliabile per un allevatore alle prime armi partire con la realizzazione di un terrario naturalistico complesso.

Adattamento di contenitori:

Come accennato precedentemente, alcuni contenitori economici che normalmente si trovano nei negozi di casalinghi, nei supermercati o nei comuni negozi di animali, ben si adattano ad ospitare un ragno. Allo stesso tempo però possono presentare dei rischi per quanto riguarda i parametri ambientali che si desidera mantenere all’interno della teca.

Questo ad esempio si verifica con un eccessivo ricircolo d’aria (come nei faunabox che hanno il coperchio con troppe prese d’aria) oppure per la condizione opposta ovvero il ristagno di umidità (nei contenitori di plastica privi di fori). Si dovrà quindi adattare il contenitore alle esigenze della migale che verrà ospitata.

Esempi di contenitori plastici adattati all'allevamento delle migali

Nel caso in cui si voglia ridurre il ricircolo d’aria in un faunabox ed evitare che l’ambiente si secchi troppo, basterà applicare una copertura (nastro adesivo o pellicola) sulle griglie in modo da ridurre l’area di scambio con l’esterno.
Nel caso opposto (ad esempio nei contenitori di plastica per alimenti) sarà necessario praticare fori nel contenitore (utilizzando un chiodo rovente, il trapano o semplicemente un ago nel caso di plastica sottile) in modo da ottenere il ricircolo d’aria desiderato.

TIPOLOGIE DI STABULAZIONE SECONDO LE ATTITUDINI

Per stili di vita, i Theraphosidae si inquadrano solitamente in tre categorie: migali terricole, fossorie e arboricole.

Migali terricole:

Terrario complesso per migale terricola
Terrario complesso per migale terricola

Una migale si definisce terricola se passa gran parte del suo tempo a livello del terreno, sfruttando ripari occasionali o realizzando una tana con poche modifiche del terreno. Una migale terricola avrà in genere una struttura corporea robusta, pesante, e scarsa attitudine a muoversi agilmente sulle superfici verticali. Per questo motivo sarà opportuno sviluppare il terrario in orizzontale preferendo teche basse riempite con molto substrato, scongiurando così eventuali ferite dovute a possibili cadute.
Come tana, potrà essere inserita nel terrario una corteccia di sughero disposta orizzontalmente o una qualsiasi alternativa che garantisca un riparo sicuro e, eventualmente, un effetto estetico piacevole. È sconsigliato offrire al nostro animale arredi reperiti all’esterno e non sanitizzati in quanto questi potrebbero essere veicolo di muffe o parassiti. La corteccia di sughero è la soluzione ottimale per allestire una teca in quanto è un materiale molto resistente all’umidità, non genera muffe o marcescenze, ed è stabile nel tempo. Contemporaneamente risulta abbastanza morbido e quindi non causerà danno alle migali che decideranno di morderlo o modellarlo con i cheliceri.

Contenitore adattato per migale terricola
Contenitore adattato per migale terricola

Oltre a proporre una tana, sarà opportuno offrire una generosa quantità di substrato per garantire un maggiore controllo sull’umidità e fornire all’animale la possibilità di scavarlo o spostarlo (Umidità e areazione), cosa che avviene spesso negli animali giovani.
Come dimensioni della teca ci si deve regolare in base alla grandezza della specie e in funzione dello stadio di accrescimento dell’esemplare. Occorre evitare che il contenitore sia troppo grande e dispersivo per il ragno allevato, essendo questi animali che in genere non si spostano molto dalla loro tana. Un terrario troppo grande comporterebbe una difficoltosa gestione dell’esemplare, dei pasti e della pulizia (L’alimentazione e il cibo vivo).
Per una migale terricola di grosse dimensioni e adulta (Theraphosa sp., Acanthoscurria sp., Lasiodora sp. o Pamphobeteus sp. ecc…) sarà necessario utilizzare un terrario con la base almeno di 30×30 cm. Per migali di medie dimensioni invece (Grammostola sp., Davus sp. ecc) anche un terrario di base 20×20 cm può essere sufficiente. Gli esemplari giovani o addirittura i piccoli da poco nati (spiderlings) possono adattarsi molto bene a contenitori anche più piccoli.
Nelle figure si possono vedere le soluzioni più classiche di sistemazione e alcune proposte più economiche, ma comunque funzionali.

Terrario migale arboricola
Terrario per migale arboricola con sughero e pianta

Migali arboricole:
Si definiscono arboricole le migali che prediligono la vita sopra il livello del terreno e che sfruttano solitamente pareti verticali come tronchi d’albero, larghe foglie della foresta pluviale, o strutture antropiche. Per questi animali sarà quindi opportuno sviluppare il terrario in verticale e disporre gli addobbi interni in modo tale che l’esemplare utilizzi un riparo perpendicolare al terreno e sfrutti appigli per tessere e sostare. Potrà essere inserita sul substrato, magari in un angolo della teca, una corteccia di sughero posta verticalmente o una qualsiasi alternativa che garantisca un riparo sicuro e, eventualmente, un effetto estetico piacevole. Occorre prestare attenzione alla stabilità degli addobbi verticali per scongiurare la possibilità che si spostino o cadano quando l’esemplare sarà all’interno della teca. La corteccia di sughero ad esempio potrà essere fissata incastrandola tra la superficie superiore e quella inferiore della teca oppure immergendola abbondantemente nella torba pressata del substrato. È sconsigliato offrire al nostro animale arredi reperiti all’esterno e non sanitizzati in quanto questi potrebbero essere veicolo di muffe o parassiti.
Come dimensioni ci si deve regolare in base alla grandezza della specie. Per una migale arboricola di grosse dimensioni (Poecilotheria sp. ad esempio) sarà necessario un terrario di almeno 25x25x40 cm. Per migali di medie o piccole dimensioni adulte (ad esempio Caribena spAvicularia sp.) un 20x20x30 cm può essere sufficiente. Gli esemplari giovani o addirittura i piccoli da poco nati (spiderlings) possono adattarsi molto bene a contenitori anche più piccoli.per 

Esempi terrari per migali arboricole

In questo caso il substrato sarà una delle zone meno sfruttate dall’esemplare ma, sebbene non ci si pensi, avrà lo stesso un’enorme importanza per mantenere il giusto tasso di umidità. Uno degli errori più frequenti nell’allevamento di specie arboricole è quello di non saper bilanciare bene l’umidità necessaria e il buon ricircolo d’aria richiesto dalla specie allevata, con il risultato di far seccare troppo l’aria (Umidità e areazione). Infine, va detto che alcune specie arboricole sono solite utilizzare il substrato in aggiunta alla seta per costruire i loro ripari: il genere Poecilotheria e Psalmopoeus sono esempi a tal riguardo. Anche per questi animali quindi sarà utilissimo fornire uno spesso strato di substrato.
Nelle figure si possono vedere le soluzioni più classiche di sistemazione e alcune proposte più economiche, ma comunque funzionali.

Terrario migale fossoria
Terrario per migale fossoria

Migali fossorie:
Per migali fossorie si intendono quelle specie che prediligono la vita sotto il livello del terreno, e che quindi trascorreranno l’intero ciclo vitale in cunicoli sotterranei salvo affacciarsi all’ingresso durante la caccia. Per questo motivo il terrario dovrà svilupparsi in verticale ed essere riempito per la maggior parte di substrato. Solo in questo modo la migale potrà scavarsi la tana e trovare gli spazi sotterranei necessari. A volte, soprattutto con esemplari già adulti, conviene aggiungere un rifugio sul terreno in modo che l’animale non soffra l’improvvisa mancanza della tana durante la fase di ambientazione (ricordiamoci, infatti, che sono animali lucifughi) e, per agevolarla, può essere utile talvolta scavare un accenno di cunicolo.

La quantità di substrato andrà decisa in base alla specie presa in considerazione. Per migali fossorie di piccole dimensioni (come ad esempio un Cyriocosmus elegans) un terrario con 8-10 cm di substrato sarà più che sufficiente. Migali di taglia superiore invece (ad esempio Cyriopagopus lividus, Pelinobius muticus) avranno bisogno di almeno 25-30 cm di substrato.

Esempi terrari per migali fossorie

Nel caso in cui ci si trovi a che fare con una migale asiatica fossoria, un animale che quindi vuole un substrato molto alto e umido, ci si potrebbe imbattere nel problema del terreno marcescente. Se il contenitore presenta infatti soltanto delle griglie di areazione in alto, tutta l’acqua che verrà aggiunta alla torba andrà ad accumularsi sul fondo e non avrà possibilità di defluire. Un semplice trucco per evitare il problema di muffe e di cattivo odore consiste nel praticare dei piccoli fori sulla base della teca, da cui l’acqua stagnante potrà facilmente defluire, e aggiungere un sottile strato di ghiaia o palline di argilla sul fondo così che l’eventuale acqua di ristagno non rimanga molto a contatto con la torba.
Nelle figure  si possono vedere le soluzioni più classiche di sistemazione e alcune proposte più economiche, ma comunque funzionali.

Note particolari

Terrario adattato per Pterinochilus murinus
Terrario adattato per Pterinochilus murinus

Va specificato che in questa generica suddivisione non si sono tenute in considerazione alcune situazioni intermedie e molto comuni.
Ad esempio Chromatopelma cyaneopubescens viene generalmente considerata una migale semi-arboricola. Questo perché vive a livello del terreno, desertico e molto secco, ma sfrutta spesso arbusti, erbe secche e alberi per tessere i grandi drappi della sua tela su cui si arrampica. In questo caso, sarà sufficiente garantire che l’animale trovi un rifugio sul terreno, come una comune specie terricola, ma che possa contemporaneamente soddisfare le sue attitudini a sfruttare la verticalità della teca grazie all’aggiunta di strutture verticali come rami secchi o pietre.

Un’altra eccezione è rappresentata da tutte quelle specie, tendenzialmente fossorie, in grado di produrre quantità importanti di tela all’ingresso della tana (PterinochilusCeratogyrus, Chilobrachys…). In questi casi conviene, al fine di sfruttare al meglio le doti dell’animale ed ottenere un effetto estetico migliore, offrire al ragno anche la possibilità di tessere su opportuni supporti razionalmente posizionati sul substrato nei pressi del riparo (come ad esempio rametti in obliquo o in verticale).

Chilobrachys fimbriatus allevato in barattolo
Chilobrachys fimbriatus allevato in barattolo

UMIDITA’ E AREAZIONE: l’importanza del substrato

Punto cruciale dell’allevamento di una migale è garantirgli il giusto tasso di umidità. La gran parte di questi ragni vive in zone tropicali o sub-tropicali dove l’umidità atmosferica e le piogge hanno un importantissimo impatto sul ciclo vitale. Inoltre l’umidità del terreno e dell’aria risulta molto importante sia per l’idratazione dell’esemplare che per il corretto funzionamento dei polmoni a libro. Molto spesso nelle schede di allevamento online vengono riportati valori di umidità relativa fissi. È esperienza quotidiana invece che questi parametri in natura siano mutevoli: al mattino ad esempio si avrà una temperatura ambientale bassa e un’umidità alta, successivamente con l’innalzamento del sole si avrà un aumento di temperatura e, negli spazi aperti e soleggiati, una riduzione dell’umidità atmosferica. In ambiente forestale invece l’innalzamento della temperatura diurna porta ad un aumento anche dell’evaporazione e quindi dell’umidità. Al crepuscolo infine la temperatura tornerà a scendere e l’umidità andrà di conseguenza a modificarsi. Esistono zone geografiche in cui queste variazioni durante il giorno sono molto importanti mentre altri ambienti ecologici dove i parametri rimangono maggiormente costanti.

Andamento termo-igrometrico isola Hainan
Andamento termo-igrometrico isola Hainan

Di sicuro però in natura temperatura e umidità non sono valori fissi, ma sono legati alle variazioni giornaliere e a quelle stagionali. Basterà osservare l‘esempio riportato per una giornata qualunque sull’isola di Hainan – Cina

 È dunque opportuno mantenere l’umidità relativa interna alla teca in un intervallo intorno al valore consigliato sulle schede di allevamento, non preoccupandosi troppo delle piccole differenze percentuali. Soltanto una permanenza prolungata a umidità molto diversa da quella tipica potrebbe causare danni irreparabili all’esemplare allevato. Quando una migale si trova in condizioni igrometriche sballate, cercherà di sopperire come farebbe in natura: alcune migali terricole si arrampicano su addobbi e vetri se il substrato risulta troppo bagnato, altre invece scavano per cercare terra più umida se il microclima risulta troppo secco. Ovviamente queste sono solo indicazioni generiche perché ogni specie reagisce in maniera diversa all’umidità. E’ opportuno pertanto che l’allevatore impari a capire i comportamenti dell’animale che alleva e ad utilizzarli di conseguenza per valutare il suo benessere.

Per aumentare l’umidità all’interno delle teche si utilizzano diverse tecniche.

Terrario con ciotolina d’acqua
Terrario con ciotolina d’acqua

Una prima, molto utilizzata in America, è quella di inserire all’interno del terrario una ciotolina d’acqua (“water dish”) che, evaporando, aumenta naturalmente (sebbene blandamente) l’umidità atmosferica. In molti casi però questa ciotolina apporterà più difficoltà che benefici: le piccole migali, se l’acqua fosse eccessiva, potrebbero annegare; le migali terricole più attive la potranno ribaltare durante la notte e riempirla di torba, rendendola del tutto inutile e non così bella da vedere; nel caso in cui poi ci finiscano resti di cibo o sporcizia, occorrerà quotidianamente pulirla aumentando le operazioni di manutenzione.

Terrario con ciotolina d’acqua
Terrario con ciotolina d’acqua

L’altra, maggiormente funzionale, consiste nel nebulizzare (e/o bagnare) una parte del substrato. Tale semplice azione si potrà compiere con un qualsiasi nebulizzatore a getto non troppo potente e servirà a bagnare la tela, gli addobbi e il substrato stesso. Come abbiamo già detto la torba avrà l’importante funzione di assorbire l’acqua che vi si verserà sopra per poi rilasciarla costantemente nei giorni seguenti. Se decidete di nebulizzare è meglio farlo o sul substrato o direttamente sulla tela. È infatti noto che nebulizzare sulle pareti del terrario comporta diversi problemi: in primo luogo riduce l’aderenza nel caso l’animale vi si arrampichi e secondariamente lascerà un residuo di calcare sul vetro, riducendo così l’effetto estetico. Non è escluso che queste due tecniche possano essere utilizzate insieme, magari per un terrario particolarmente umido (come quello di Cyriopagopus sp.) oppure per una particolare specie che ami bere direttamente (come Acanthoscurria geniculata).

Ricircolo d’aria in un terrario adattato
Ricircolo d’aria in un terrario adattato

L’umidità, fondamentale per la gran parte delle migali, comporta però un grave rischiola proliferazione di batteri o muffe. Per contrastarli sarà necessario garantire (sempre) al terrario un ottimo ricircolo d’aria, tanto più quanto più sarà alta l’umidità. A tal scopo, se non si hanno terrari prefabbricati, si dovranno effettuare alcune serie di fori nei contenitori. Realizzandoli su linee sfasate da lati opposti dello stesso, si potrà ottenere un maggiore e naturale ricircolo d’aria. La griglia di uscita, quella posta a quota più elevata, dovrà avere area maggiore rispetto alla griglia di ingresso.

Menzione particolare va fatta per tutte quelle specie arboricole che mal si adattano a ristagni d’umidità (Caribena sp. e Avicularia sp.): per questi ragni occorrerà fornire un consistente quantitativo di aperture, soprattutto negli stadi giovanili, anche a scapito della necessità di umidificare più spesso.

Griglie per ricircolo dell’aria
Griglie per ricircolo dell’aria

Un altro aiuto contro muffe e batteri è dato dalla cura e attenzione nella pulizia del terrario. L’assenza di elementi marcescenti eviterà la loro formazione e quindi un allevatore dovrà preoccuparsi di pulire escrementi e resti di cibo dal substrato. In aiuto si possono aggiungere piccoli animali detritivori come onischi e collemboli che, eliminando ogni residuo di cibo sfuggito durante le normali operazioni di pulizia, manterranno salubre il terrario senza arrecare danno alle migali ospitate.

La vera difficoltà nel gestire l’umidità comunque sta nel trovare il giusto equilibrio tra areazione e corretto tasso da mantenere. Potrà ad esempio capitare di dover chiudere con del nastro adesivo le prese d’aria di un terrario prefabbricato, in quanto eccessive, o fare buchi su tutta la parete di un contenitore di plastica adattato. Un occhio esperto riesce a valutare il tasso di umidità anche senza usare degli strumenti particolari. Nonostante ciò, per chi ancora non ha maturato esperienza nell’allevamento di ragni tropicali, è consigliabile non rinunciare ad acquistare un igrometro (meglio se digitale, essendo normalmente più preciso).

Igrometro ben posizionato
Igrometro ben posizionato

Con un igrometro ben tarato si potrà facilmente capire se le condizioni ambientali sono buone o se si stanno commettendo errori troppo grandi. Sarà consigliabile posizionarlo su una parete laterale ad un’altezza corrispondente alla fascia solitamente abitata dall’esemplare, ovvero poco sopra il substrato nel caso di ragni terricoli e in alto in caso di ragni arboricoli.

Quando si nebulizzerà nella teca si potrà notare un repentino aumento dell’umidità percepita a causa delle micro-goccioline ancora in sospensione. Sarà importante prendere come riferimento il valore indicato dall’igrometro lontano dalla nebulizzazione, ovvero quando l’umidità relativa media si sarà stabilizzata.

Test igrometro preliminare del 100%
Test igrometro preliminare del 100%

Potrebbe anche capitare che lo strumento non funzioni correttamente, ovvero non segni con precisione l’umidità dell’aria: in tal caso affidarsi allo strumento potrebbe risultare molto pericoloso. Se si riscontrano anomalie, quindi, occorrerà tararlo (se lo strumento lo consente) o comunque verificare quanti punti percentuali di errore possiede. Quest’operazione, di per sé semplice, si attua avvolgendolo in un panno bagnato con acqua tiepida o inserendolo in un contenitore ermetico con un fondo di carta imbevuta d’acqua, o di torba completamente bagnata.
Dopo circa un’ora lo strumento dovrebbe essersi assestato su valori di 95-100%; in caso in cui l’umidità segnata sia di molto inferiore, si dovrà provvedere a sostituirlo o a cambiare il livello di tara se lo strumento è predisposto.

Questo test preliminare dovrà essere seguito da un secondo, che vada a verificare il range medio di funzionamento nei terrari: i 75%

Igrometro secondo test del 75%
Igrometro secondo test del 75%

Per farlo occorrerà sfruttare le proprietà dei sali da cucina e inserire in un contenitore ermetico l’igrometro insieme ad una tazzina di sale umido. Il sale non dovrà essere sciolto, ma avere l’aspetto e la consistenza della sabbia bagnata. Dopo alcune ore l’igrometro, se preciso, dovrebbe indicare un valore vicino ai 75 punti percentuali. Se così non è occorrerà sostituire lo strumento, cambiare il livello di tara oppure, semplicemente, tener conto mentalmente dell’errore misurato ogni volta che si andrà a verificare il tasso igrometrico.

Un fattore molto importante che influisce sull’umidità è la tipologia e la quantità di substrato utilizzato. Più substrato sarà presente infatti e più l’evaporazione dell’acqua avverrà lentamente garantendo un tasso di umidità maggiormente costante. Questo darà anche la possibilità all’esemplare, nel caso ne senta la necessità, di scavare per trovare maggior umidità come avviene in natura. Per un terrario molto umido, quindi, si consiglia di aumentare lo spessore del substrato in modo da non dover nebulizzare troppo frequentemente.

Le tipologie di substrato che si possono utilizzare con le migali sono molteplici ma quella che ha le migliori performance è la torba acida di sfagno.

Le migliori torbe sul mercato

È in primis un terreno naturale, organico, non concimato, simile per struttura e consistenza al substrato naturale delle foreste pluviali; ha una buona resistenza all’acqua e quindi durabilità nel tempo, oltre a garantire un lento rilascio dell’umidità nella teca; il suo bassissimo Ph (3,5 – 4,5) rende il substrato non appetibile alla proliferazione di batteri o muffe e pertanto la manutenzione risulterà ridotta rispetto all’utilizzo di terreni comuni; è molto più economico dei terreni venduti per la terraristica, la fibra di cocco o altri surrogati di dubbia funzionalità.

Attenzione però: la torba che si trova nei garden o nei vivai di piante non è tutta uguale. Tra le varie acquistabili si dovrà prediligere la “torba muschiosa” o “torba irlandese”, eccellente per quanto riguarda acidità e consistenza. Si sconsiglia invece l’utilizzo della “torba bionda” di sfagno in quanto più difficilmente idratabile, propensa a compattarsi e per la sua natura estremamente fibrosa e poco appetibile per una migale che intenda lavorarla. Questo tipo di substrato, venduto per giardinaggio come ammendante, pur essendo puro e sicuro non viene sanitizzato dai produttori.

Sanitizzare la torba in forno

Ciò significa che può contenere semi di piante, spore di funghi o muffe, uova o larve di insetti. Niente di pericoloso in verità. Alcuni allevatori però, per non subire il fastidio di veder proliferare collemboli o veder nascere funghi sul substrato del terrario, preferiscono sanitizzare la torba prima di utilizzarla. La tecnica preferita consiste nel passare il substrato in forno statico o forno a microonde fino a fargli raggiungere un’alta temperatura. Sopra i 60° C le varie forme di vita presenti nella torba saranno debellate e si potrà quindi attendere che il terreno si raffreddi per poi lavorarlo con l’acqua e utilizzarlo nell’allestimento di un terrario. Un modo più naturale, ma più lento e sfruttabile solo nella bella stagione, è quello di inserire la torba in un sacco nero della spazzatura e lasciarla al sole finché la sua temperatura non sarà alta.

 

Altri tipi di substrato vengono proposti da venditori poco competenti e spesso questi vengono considerati idonei o “belli” dagli allevatori alle prime armi. Come vedremo invece la gran parte dei substrati commerciali per animali portano diversi inconvenienti e vengono quindi da noi fortemente sconsigliati.

  • Ghiaia: utilizzata spesso negli acquari o per rettili deserticoli, è una scelta assolutamente sbagliata per gli aracnidi che, in genere, necessitano di umidità nel terreno. La ghiaia farà drenare l’acqua e si seccherà in tempi rapidissimi, rendendo arida la teca e difficile la respirazione del ragno. Per sua natura non è idonea ad essere scavata e quindi impedisce alle migali terricole di lavorare il substrato. Se non lavata, porta con sé un elevato quantitativo di polvere sottilissima che può essere dannosa per i ragni.
  • Vermiculite: è un materiale sintetico che ha la capacità di assorbire e rilasciare efficacemente umidità ed è spesso utilizzato nelle incubatrici per rettili. A volte viene proposto come componente unico per il substrato delle migali. La vermiculite, oltre ad un aspetto del tutto artificiale e poco gradevole, presenta una scarsissima lavorabilità e la tendenza a non compattarsi, impedendo così alle migali di lavorare il substrato e scavarsi tane. Inoltre, se acquistata a basso costo per applicazioni civili, presenta polveri sottilissime di lavorazione che possono essere dannose per gli aracnidi.
  • Fibra di cocco: utilizzata con successo in varie applicazioni terraristiche e soprattutto in terrari molto umidi, se fibrosa e a grana molto grossa tende a far drenare l’acqua senza trattenerla. Inoltre un substrato così fibroso (come la “torba bionda”) risulta scarsamente lavorabile per le migali e tendente a compattarsi nel tempo.
  • Corteccia di pino: viene utilizzata solitamente come pacciamatura in giardinaggio ma viene venduta anche nei negozi di animali come substrato per rettili. Anche in questo caso non è idonea come substrato per gli aracnidi tropicali in quanto non è un terreno e come tale non sarà scavabile. Anche per quanto riguarda il mantenimento dell’umidità non sarà utile, avendo scarsa propensione all’assorbimento e al lento rilascio dell’acqua, e, non essendo così resistente come la torba, può portare a muffe e alla proliferazione di collemboli o acari detritivori.

In funzione quindi del substrato utilizzato, della dimensione della teca, dell’estensione delle griglie di areazione, dell’umidità relativa tipica per la specie allevata, l’allevatore dovrà trovare il quantitativo ideale di acqua da inserire e la giusta periodicità delle nebulizzazioni tanto da ottenere i valori medi desiderati. Imparare a gestire l’umidità nella teca è un cruciale passo nell’esperienza di un allevatore.

LA TEMPERATURA

Un altro importante aspetto dell’allevamento di una migale è la temperatura all’interno della teca.

La decisione su come riscaldare un terrario per un ragno tropicale va presa considerando sia le esigenze climatiche della specie allevata (range di temperatura del biotopo), sia dell’ambiente in cui verrà posizionata la teca. In genere è consigliabile posizionare un terrario in un ambiente che non subisca grandi sbalzi termici, in posizione defilata rispetto ai raggi diretti del sole e lontano da radiatori o caminetti. Una cucina ad esempio non sarà idonea, sia per il continuo via-vai di persone durante il giorno ma soprattutto per i forti sbalzi delle condizioni termo-igrometriche ogni volta che si cucina. Per evitare di fare confusione è bene riferirsi sempre a temperature assolute di allevamento, ovvero indicando il range termico da fornire alla teca dell’esemplare. Come per l’umidità, la temperatura in un ambiente naturale, desertico o forestale che sia, non rimane mai costante durante il giorno né durante le varie stagioni.

Avremo quindi spesso a che fare con indicazioni di questo tipo: Acanthoscurria geniculata 24-28 °C. Il valore minimo è in genere riferito alla temperatura notturna consigliabile mentre il valore più alto è riferito al picco massimo diurno. Come già detto per l’umidità, tali valori numerici non devono essere presi alla lettera in quanto oscillazioni di qualche grado sono fisiologiche di qualsiasi ambiente naturale.
Sarà utile ad esempio garantire una stagionalità agli esemplari allevati, con quindi estati più calde e inverni più freschi, periodi di aridità e stagione delle piogge per tutte quelle specie che in natura vivono queste particolari situazioni, oltre che il ciclo notte/giorno. In alcuni casi, per particolari specie, sarà anche necessario simulare il periodo di stasi invernale abbassando considerevolmente sia le temperature minime che massime. Rimandiamo l’allevatore esperto ad ulteriori specifici approfondimenti su queste eventualità.

Andamento termico giornaliero di Paramaribo (Suriname)
Andamento termico giornaliero di Paramaribo (Suriname). Tmin =26°C, Tmax =33°C

L’importanza di riferirsi sempre a valori numerici di temperatura è abbastanza intuibile: dire di tenere la migale “calda” o “fresca”, o addirittura a “temperatura ambiente”, non significa nulla!

La temperatura ambiente sarà molto diversa dalla posizione geografica (nello stesso periodo Torino e Napoli avranno temperature medie diverse) e soprattutto dalle abitudini termiche di ogni famiglia (alcuni accendono sempre i radiatori in inverno, altri lasciano gli ambienti maggiormente freschi).
Ecco perché, soprattutto chi si avvicina per la prima volta all’allevamento, dovrà preoccuparsi di riscaldare le teche e, magari, dotarsi di un termometro preciso e/o di un termostato a sonda.
Questo ovviamente vale per tutte le specie che, nel loro habitat, hanno climi molto più caldi di quello italiano. Nei pochi casi in cui le migali siamo invece adattate a climi più freschi (Peocilotheria subfuscaMegaphobema mesomelasTheraphosa blondi, etc..) la fonte di riscaldamento potrebbe essere superflua, a patto però che le condizioni ambientali della stanza di allevamento siano monitorabili e costanti. Un forte abbassamento di temperatura (sotto i 15°C) o un innalzamento tipico delle estati più torride, potrebbero essere molto pericolosi per i ragni allevati.

Prestare quindi sempre massima attenzione!

Cavetto riscaldante
Tipico cavetto riscaldante
Scaffale con piani riscaldati
Scaffale con piani riscaldati

Come fonte di riscaldamento si consigliano decisamente i tappetini riscaldanti o i cavetti. Questi semplici riscaldatori a bassa potenza (10-25W) emettono calore per conduzione e quindi vanno posizionati sempre a contatto con la teca, o comunque a piccola distanza. Il cavetto o il tappetino andrà posizionato sulla parete posteriore della teca, all’esterno, e mai sotto! La fonte di calore posta sotto creerebbe una situazione innaturale e inaccettabile per qualsiasi ragno che, naturalmente, è portato a scavare il terreno per ricercare fresco e umido. Con una piastra sotto l’esemplare troverebbe più calore che in superficie. Inoltre il riscaldamento inferiore porta sempre ad una eccessiva evaporazione dell’acqua contenuta nella torba, disseccandola e producendo il fastidioso inconveniente della condensa sulle pareti.
Il riscaldamento posizionato sulla parete posteriore invece garantirà un ottimo gradiente termico all’interno della teca, con una parete più calda e una più fresca, permettendo al ragno di scegliere dove sostare.

Evitate l’utilizzo di lampade!!

Non si devono usare lampade
Evitate le lampade per riscaldare o illuminare continuamente il terrario.

Queste, a volte consigliate dai venditori di articoli per rettili, daranno solo fastidio al ragno e aumenteranno la possibilità di ustioni. Le migali, anche se diurne, sono animali prettamente lucifughi e non amano affatto essere illuminati costantemente da una sorgente ad alta potenza. Inoltre, una lampada per rettili raggiunge temperature superficiali notevoli e di conseguenza l’irraggiamento termico che ne consegue sarà eccessivo e innaturale per un animale che in genere vive nel sottobosco, in ambiente forestale o comunque al riparo di pietre, tronchi o fronde d’albero. I tappetini e le piastre riscaldanti invece trasferiscono energia prevalentemente per conduzione, grazie alla loro bassa temperatura superficiale, e quindi scaldano in maniera più uniforme, agevolando i moti convettivi all’interno della teca e non arrivando mai ad essere dannose per l’animale allevato.
Le lampade infine seccano velocemente l’aria all’interno della teca, condizione questa che è l’esatto contrario di ciò che andrebbe garantito a questi animali tropicali.

L’ALIMENTAZIONE E IL CIBO VIVO

Le migali, come tutti gli altri ragni, sono dei predatori: ciò significa che sono portate istintivamente a catturare, immobilizzare e nutrirsi di prede vive. In natura quindi si nutrono di tutto ciò che, di dimensione adeguata, riescono a catturare, siano essi insetti o più raramente qualche piccolo vertebrato come gechi e rane. I predatori non sono animali infallibili come si può credere e per ogni preda catturata dovranno sopportare diversi insuccessi e occasioni mancate. Una delle capacità proprie del predatore è quella di riuscire a capire quando l’occasione andrà sfruttata e quando invece sarà meglio desistere. Proprio per questo motivo la cattura di vertebrati di taglia comparabile a quella del ragno, muniti di unghie o denti, risulta comunque un evento raro sebbene riportato da più ricercatori o fotografi. Un’eventuale lotta con una lucertola o con un piccolo roditore potrebbe sì garantire un lauto pasto ma, d’altro canto, potrebbe causare danni fisici irreparabili alla migale. È anche per questo motivo, oltre alla oggettiva scomodità, cattivo odore e problematica nel ripulire il substrato, che è sconsigliato nutrire gli esemplari in allevamento con vertebrati vivi, prede troppo grandi o roditori congelati.

In linea generale per nutrire una migale sarà sufficiente offrirle degli insetti, di taglia adeguata, direttamente nella teca di allevamento. Se questa non sarà sovradimensionata potremo vedere facilmente il contatto tra preda e predatore. Nel caso in cui la teca sia grande, o se l’esemplare non è abituato a spostarsi molto dal suo rifugio, sarà preferibile liberare l’insetto nei dintorni del ragno, così che non rimanga troppo fuori dalla sua portata. Gli insetti da pasto si possono tranquillamente trovare in commercio nei negozi specializzati oppure, con maggiore scelta e qualità, nelle fiere terraristiche.

Si può offrire cibo alla migale mediante delle pinze
Si può offrire cibo alla migale mediante delle pinze.

Un’ulteriore strada percorribile è quella di utilizzare la stessa tipologia di preda sia per esemplari giovani che per gli adulti. In questo caso, ovviamente, la singola preda di taglia media (esempio una B. lateralis media) non sarà sufficiente a sfamare una grossa migale sudamericana e quindi occorrerà somministrare più frequentemente cibo, tanto da soddisfare le necessità nutrizionali dell’esemplare.
Per alimentare un numero elevato di migali, infine, può essere conveniente allevare direttamente gli insetti da pasto così da evitare un gravoso dispendio economico ed avere sempre a disposizione, per ogni insetto, sia esemplari adulti che stadi giovanili. PAGINA SULL’ALLEVAMENTO CIBO VIVO

Prede proporzionate alla dimensione della migale
Le prede devono essere proporzionate all’esemplare da nutrire.

Le tempistiche di somministrazione del cibo dovranno essere valutate attentamente in funzione di molti parametri ma, alla base di tutto, occorre tener presente che questi animali possiedono un lentissimo metabolismo e, conseguentemente, una lenta crescita.
Non si dovranno mai fare parallelismi tra animali a sangue caldo e i Theraphosidae. Questi ultimi non avranno necessità di incamerare tanto nutrimento né avranno bisogno di mangiare tutti i giorni. Anzi, non è inusuale che esemplari adulti di grandi specie sudamericane possano digiunare per uno o due mesi senza soffrirne, risultando quindi molto resistenti alla carenza di cibo.
Occorrerà distinguere quindi tra le necessità di esemplari giovani e di piccola taglia, di esemplari ormai grandi ma ancora non adulti e infine di esemplari adulti o vecchi.
Per i primi, i pasti saranno maggiormente frequenti, indicativamente uno o due volte alla settimana. Per gli esemplari sub-adulti e giovani si potrà offrire una preda una volta ogni due settimane mentre per gli esemplari ormai adulti e avanti con l’età, si potrà arrivare a offrire un insetto ogni 3 settimane.
Nonostante queste indicazioni, sarà importante osservare le reazioni della migale e cercare di capire se è affamata o se invece percepisce l’insetto solo come disturbo.

Prede proporzionate alla dimensione della Migale
Le prede devono essere proporzionate all’esemplare da nutrire

Nel caso in cui un insetto non verrà predato nel giro di qualche ora, occorrerà rimuoverlo dalla teca e riprovare a nutrire il ragno dopo qualche giorno, senza quindi stressarlo continuamente o insistere affinché mangi. Come detto prima sono animali molto resistenti al digiuno, inutile preoccuparsi.
Per esempio, i generi Grammostola e Brachypelma sono famosi per i loro lunghi digiuni che possono arrivare anche fino ad un anno. Queste situazioni atipiche possono mettere in difficoltà l’allevatore privo di esperienza, che nel tentativo di far mangiare il ragno arriverà sicuramente a infastidirlo e stressarlo più del dovuto. Se la migale digiuna non servirà preoccuparsi. Basterà offrire periodicamente una preda e osservare la reazione dell’esemplare.

Quando invece occorre preoccuparsi?
Per valutare se una migale sia ben nutrita, e quindi in buono stato di salute, bisogna osservare il rapporto tra la dimensione dell’opistosoma e quella del cefalotorace. Un esemplare con il primo molto più grande del secondo sarà decisamente sovralimentato. Oltre ad un’accelerazione del metabolismo (ed una riduzione del ciclo vitale) la sovralimentazione aumenterà il rischio di lesioni dovute a cadute o impatti essendo la cuticola addominale più tesa e fragile.
Viceversa, un animale con opistosoma molto più piccolo del cefalotorace risulterà denutrito e sarà necessario fornirgli del cibo. Nel caso in cui appaia chiara la condizione di denutrizione e nonostante ciò il ragno continui a rifiutare le prede, allora occorrerà capire quali altre problematiche influenzano questo stato di malessere generale. Occorrerà prestare molta attenzione ai parametri ambientali per escludere condizioni termo-igrometriche non idonee alla natura della specie allevata e cercare di notare qualsiasi altro comportamento anomalo. In tale situazione è assolutamente consigliabile chiedere indicazioni ad un allevatore esperto.
Di seguito sono riportate due foto dello stesso esemplare di Avicularia metallica, prima denutrito e poi ben nutrito, in cui si vede visibilmente la differenza.

Avicularia metallica denutrita
Esemplare di Avicularia metallica denutrita (a sinistra). A destra lo stesso esemplare con addome gonfio dopo una serie di pasti.

Attenzione: se l’animale mangia ogni volta che gli offrite una preda non significa però che abbia sempre fame. Molto più probabilmente ciò avviene perché in natura i pasti sono discontinui, sporadici, ed è per loro utilissimo sfruttare ogni possibile preda, nutrendosi così per i futuri periodi di scarsità. Tenendo a mente questo non si dovrà offrire al ragno troppo cibo ma il giusto quantitativo, come sopra indicato, per rendergli così la vita più duratura e sana. Ricordatevi, infatti, che un animale sovralimentato cresce e muore più in fretta.

Ultima nota utile riguarda la provenienza del cibo vivo. Come visto prima è comune trovare grilli, locuste, blatte e camole della farina nei negozi di rettili, nei negozi di acquari o nelle fiere di settore. Comprare o allevare gli insetti da pasto è importante in quanto è sconsigliabile fornire alle migali tropicali insetti prelevati in natura. Questi ultimi potrebbero essere vettori di parassiti, di veleni o sostanze tossiche per gli aracnidi, e quindi assolutamente da evitare. Allo stesso modo, per essere prudenti, sarà utile attendere almeno un paio di giorni dall’acquisto prima di utilizzare il nuovo cibo vivo: una piccola quarantena che metterà in evidenza eventuali problemi di salute di grilli e blatte e che eviterà una potenziale pericolosa somministrazione al ragno allevato.

LA CRESCITA: LA MUTA

Le migali, come gli altri ragni e come tutti gli altri artropodi, possiedono uno scheletro esterno: l’esoscheletro. Questo tegumento rigido e resistente, simile ad una corazza, non cresce continuamente come le ossa dei vertebrati. Ciò implica che l’animale per crescere di dimensione deve cambiarlo, dismetterlo, nel processo delicatissimo che viene chiamato “ecdisi” ovvero la muta. Fisiologicamente il processo inizia con la formazione di un nuovo tegumento molle sotto all’esoscheletro e questo periodo è in genere definito “pre-muta”. Successivamente avverrà la “muta” vera e propria, ovvero la fase in cui il ragno dismetterà il vecchio esoscheletro sfilandoselo di dosso, come una mano esce da un guanto. A questo punto il nuovo tegumento risulterà ancora molle e delicatissimo, e dovrà indurirsi all’aria. In questo periodo, dalla durata variabile a seconda della grandezza dell’esemplare, è assegnato il nome di “post-muta”. (PAGINA SUL FOCUS MUTA).

Stadi di accrescimento e mute delle migali
Stadi di accrescimento di due esemplari e relative esuvie

Grazie a questo incredibile processo, il ragno è in grado di rigenerare parti lese come zampe o cheliceri; tuttavia, se la migale è di grosse dimensioni, possono essere necessarie più mute per rigenerare completamente gli arti andati perduti.
Essendo una fase molto importante per i ragni, occorrerà prestare massima attenzione nel riconoscerla e gestirla.

Theraphosa con cuticola ancora chiara
La cuticola risulta ancora chiara, l’esemplare non è ancora in premuta.

La “pre-muta” in genere ha una durata che varia da una settimana a un mese. La si può riconoscere perché l’esemplare diventa statico e inappetente. A volte, soprattutto i giovani, si chiuderanno dentro la tana per cercare tranquillità costruendo una porta di tela e torba.

Se ci riferiamo ad una migale con setae urticanti poi, potremmo riuscire a vedere il colore del tegumento nella parte posteriore dell’addome e sfruttare ciò per capire quanto è vicina l’ecdisi: durante la muta la cuticola cambia colore, passando dal normale tono rosato ad uno grigio, per poi diventare nera. Più il tegumento sarà scuro e più la “muta” sarà imminente. Il colore scuro è dovuto semplicemente al nuovo tegumento che si sta formando sotto quello vecchio. Allo stesso modo la colorazione generale del ragno in questo frangente risulta più spenta, con colori quindi smorti e scuri.

Theraphosa in premuta con cuticola addominale scura
La cuticola scura indica che la muta è vicina.

In questo periodo, soprattutto con l’avvicinarsi della “muta”, sarà necessario aumentare un po’ l’umidità nella teca e smettere di fornire prede, accertandosi inoltre di rimuovere dalla teca quelle non consumate che potrebbero infastidire inutilmente la migale. Durante questo processo un grillo famelico potrebbe arrivare a danneggiare gli arti del ragno o, ancor peggio, a disturbarlo durante il momento più importante della “muta”.

La “muta” si manifesterà invece improvvisamente: il ragno creerà un piccolo tappeto di tela e vi si ribalterà sopra, a ventre in su. Questa posizione particolare non deve spaventare dato che i ragni quando stanno male o muoiono non si ribaltano. Piuttosto è una fase in cui l’allevatore non deve fare nulla, lasciando tranquilla la migale ed evitando di spostare e toccare la teca. La muta può durare alcune ore quindi sarà importante avere pazienza e non intervenire andando a toccare il ragno.

Grammostola Pulchra durante la muta
Esemplare ribaltato sul dorso per mutare

Theraphosa blondi durante la muta

L’esemplare di Theraphosa blondi si sfila il vecchio esoscheletro

Colorazione vivace della migale dopo la muta
Si nota bene la colorazione più vivace e brillante del nuovo esoscheletro rispetto a quello dismesso

Una volta uscito dalla vecchia esuvia, all’animale serviranno diversi giorni per far asciugare e indurire le parti ancora molli; per questo sarà importante non alimentare subito la migale, ma aspettare, per evitare rotture di cheliceri durante la predazione o la difesa. I colori risulteranno di nuovo accesi e brillanti mentre le parte più chitinose come i cheliceri saranno bianche. 

Cheliceri bianchi e morbidi nel post muta
I cheliceri bianchi sono morbidissimi e fragili in questa fase

Le tempistiche di “post-muta” che occorre rispettare sono variabili e dipendono molto anche dalla stabulazione. Per esempio animali tenuti con alti tassi d’umidità richiedono un tempo maggiore per far asciugare le parti molli. In media, comunque, per un esemplare adulto occorrerà aspettare non meno di 20 giorni prima di fornire cibo. Per tutte le migali giovani invece, anche piccole, è sempre meglio aspettare almeno 7 giorni.

La frequenza delle mute di accrescimento dipende dalla specie (quindi dal suo metabolismo), dall’età del ragno e aumenta in genere con la temperatura e la frequenza dei pasti. Esemplari molto giovani possono mutare anche ogni due mesi, mentre esemplari adulti e vecchi possono arrivare a mutare una volta ogni due anni. In genere comunque è bene aspettarsi per esemplari sub-adulti una muta ogni 6 mesi, mentre per gli adulti una all’anno, in particolare nella stagione che precede quella più calda.
Essendo un processo molto debilitante e faticoso, non c’è da stupirsi che l’animale ne esca debole o fiacco (con un opistosoma in media molto più piccolo). Questa condizione può durare anche diversi giorni (o settimane) per esemplari adulti e dunque non c’è da spaventarsi qualora si veda l’animale particolarmente statico e poco responsivo. Sarà sufficiente riprendere le normali somministrazioni di cibo una volta terminata la “post-muta” per veder tornare la migale in piena forma.

LO SPOSTAMENTO DI UNA MIGALE

Lo spostamento di una migale è una delle fasi più delicate nell’allevamento, essendo praticamente l’unica in cui l’allevatore entra in contatto diretto con l’animale. In questo frangente bisogna tenere in forte considerazione la specie che si sta per trasferire, e quindi la sua indole e le capacità motorie. Con specie molto veloci e abili nell’arrampicarsi, per esempio, sarà necessario prestare particolare attenzione onde evitare che l’animale si ferisca, scappi o che ci infligga un morso. Sarà importante quindi avere familiarità con l’esemplare che si va a spostare e un buon metodo è acquisire con il tempo la giusta padronanza facendo esperienza con esemplari di piccola taglia.

Tecnica per spostare una migale dal terrario
La migale viene stanata cercando di indirizzarla nel contenitore trasparente

La tecnica più comune e sicura nel compiere questa operazione consiste nell’intrappolare l’animale in un barattolo o contenitore trasparente, imprigionandolo così dall’alto. A tal riguardo, può essere utile accompagnare la migale con un bastoncino o pennello, preferendo quindi strumenti di legno in modo che l’animale non possa farsi male se dovesse morderli.
Per animali terricoli e con scarsa capacità ad arrampicarsi (Grammostola sp.Brachypelma sp. ecc…) questa tecnica permette di effettuare gli spostamenti in maniera rapida. Per intrappolare l’animale, sarà sufficiente calare il barattolo senza coperchio dall’alto, per poi far scorrere sotto le zampe della migale il coperchio. Può capitare che l’animale che si desidera spostare sia un arboricolo; in tal caso occorre effettuare l’operazione di intrappolamento in orizzontale e stare ben attenti agli scatti veloci che questi ragni possono compiere.

Spostare migale nel nuovo terrario
Il contenitore con l’esemplare viene spostato rapidamente nel nuovo terrario

L’operazione va fatta nella maniera più comoda possibile per far in modo d’essere pronti qualora l’animale compia azioni impreviste (come un tentativo di morso od una fuga repentina). Un’ottima soluzione potrebbe essere posizionare il terrario sopra un tavolo sgombro oppure, per le specie più delicate e capaci di rapidi movimenti anche verticali (Cyriopagopus sp.Poecilotheria sp.Psalmopoeus sp.), mettere il terrario dentro la vasca da bagno. Il recupero in caso di fuga può essere fatto semplicemente calando un barattolo sopra l’animale. È quindi molto utile avere vicino un contenitore vuoto di scorta.

Spostare migale nel nuovo terrario
Aprendo il tappo della mezza bottiglia si potrà, con un pennellino, far scendere l’esemplare nel nuovo terrario

Particolare attenzione va prestata nel caso si desideri spostare migali dotate di peli urticanti, le quali, disturbate, non esiteranno a lanciarli verso di noi. I peli resteranno nel barattolo che avrete utilizzato e manterranno il loro potere urticante anche dopo aver effettuato il trasferimento. 

Compiere quest’operazione con i guanti, prestando attenzione a non avvicinare troppo il volto e lavando i barattoli dopo lo spostamento è quindi buona norma.
Una difficoltà ulteriore nello spostamento di migali è data da quegli animali che amano costruire o scavare tane profonde. In questo caso la parte delicata dell’operazione consiste nello stanare il ragno evitando che fugga o che tenti di mordere le pinze o il pennello da noi utilizzato. Per farlo, bastoncini molto lunghi potrebbero essere utili per penetrare (con delicatezza!) il substrato o la tana e spingere l’animale fuori. Bisogna poi prestare attenzione affinché l’animale non fugga non appena uscito dalla tana e, per far questo, occorre essere pronti a ricevere la migale con un barattolo opportunamente dimensionato. Anche in questo ambito l’esperienza aiuterà l’allevatore ad affrontare i trasferimenti con più padronanza e tranquillità.

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